Cosa manca oggi alle aspiranti leve del wine export
Le motivazioni che troviamo nella maggior parte dei curricula di chi si candida alla posizione di vendita export nel settore vitivinicolo, prevenienti da altri settori o esperienze, sono le seguenti: “la mia è una vera e propria tradizione di famiglia. Mio zio (nonno, parente vario) aveva vigna e ogni anno si faceva il vino in casa”, oppure “gli amici mi chiedono sempre un consiglio quando devono comprare vino” o ancora “credo molto nel valore del Made in Italy e il mio desiderio è di portarlo nel mondo”, o infine “ho fatto il corso Sommelier e mi sento pronto”.
Se ti riconosci, non disperare, ma prova ad esaminare se potresti arricchire il tuo curriculum inserendo delle abilità più specifiche e pertinenti, magari prendendo spunto dal seguente elenco nel quale andremo a descrivere le mancanze delle persone che, per vari motivi, cercano di fare il loro ingresso nel mondo del vino oggi:
- La tua attività centrale si chiama “vendita”. La vendita è un mestiere difficile e oggi più che mai richiede preparazione specifica e quindi anche un’adeguata formazione. Saper descrivere un vino non significa saper vendere. Avere facilità di relazione non significa saper vendere. Parlare bene un lingua e conoscere una cultura non significa saper vendere.
- Ci vorrebbe (e quasi mai c’è) una conoscenza dei mercati e delle dinamiche distributive tipiche del comparto vino. Si tratta di un prodotto “culturale”, che non sempre vede andare di pari passo consumo pro-capite e dimensione della nazione di riferimento.
- La conoscenza linguistica insufficiente è inconcepibile. Non si può “imparare in fretta”, non è ammesso, il percorso per dominare una lingua straniera a livello professionale è lungo e chi sostiene il contrario mente sapendo di mentire. Saperne un po’ meno di vino e conoscere bene il tedesco potrebbe fare la differenza in una selezione, così come poter dimostrare la conoscenza del gergo e del vocabolario specifico del settore.
- Frequente mancanza di consapevolezza dell’impegno e della complessità che dovrai affrontare. Talvolta proprio non si percepisce il “fisico del ruolo”: spiccate qualità relazionali, resistenza fisica ai ritmi no-stop di questo mondo, ecc.
- Mancanza di una corretta e chiara percezione della filiera (dalla vigna allo scaffale… o alla tavola del consumatore finale), senza la quale è difficile avere un’idea dell’immane lavoro che c’è da fare nei mercati per affiancare tutti gli intermediari e aiutarli nel sell-out. Alcuni settori invece prevedono proprio dinamiche simili a quelle del mondo del vino, richiedono affiancamento alle reti vendita, training continuo agli operatori retail, organizzazioni di eventi per la presentazione finale del prodotto: sarebbero settori e posizioni interessanti da leggere in un CV.
- Carenza di dimestichezza con gli aspetti numerici e quantitativi (es. analisi di marginalità, produzione e interpretazione di report e statistiche, ecc.) a vantaggio di un focus troppo spostato sugli aspetti “emotivi”. Essendo lo scopo finale di un export (area) manager vendere, è un aspetto importante: nemmeno le pubbliche relazioni possono fare a meno dell’analisi quantitativa.
Quando pensi al mondo del vino, non cadere nella trappola della passione per il prodotto che ti porta al desiderio di trasformarla in professione: quando un hobby divertente e stimolante diventa un vero e proprio lavoro cambia inesorabilmente il “mood” con cui ci si approccia ad esso. Non pensare inoltre al tuo amore per i viaggi e il desiderio di entrare in contatto con culture diverse, poiché viaggiare per fiere, eventi, presentazioni e clienti non è una vacanza.
Vendere vino non è un lavoro più facile e divertente di altri, non illuderti che l’atmosfera di festa, di compagnia e leggerezza che si crea attorno al suo uso si declini poi anche nel lavoro stesso.
Analizza le tue reali motivazioni che ti spingono a questo settore, analizza cosa potresti offrire di concreto ad esso, e cerca di comunicarlo nel modo migliore e incisivo!
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