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Problemi aziendali: il difficile dialogo tra manager e titolari

Siamo sempre pronti a individuare nell’altro le cause di una collaborazione non positiva o dell’assenza di risultati; ma la colpa è veramente sempre degli altri?

Editoriale di Lavinia Furlani

Quante volte, di fronte ad errori di collaboratori o a visioni discordanti di imprenditori, scattiamo senza trovare il giusto modo per dialogare?
A noi capita quotidianamente di ascoltare manager che si lamentano delle visioni (o non visioni) imprenditoriali dei titolari, e dall’altra parte di sentire titolari che vogliono cambiare collaboratori perché non portano i risultati attesi.

In queste circostanze, la sensazione è quella di assistere alle trame di due film diversi. L’azienda da un lato accusa il collaboratore di inconcludenza; da parte sua, il manager denuncia confusione strategica.
L’azienda vede poca proattività e poco dinamismo, mentre l’interessato pensa che l’azienda sia troppo rigida e non comprenda le difficoltà del mercato.
L’azienda si lamenta di aver speso soldi per niente, mentre il manager ritiene di essere sottopagato e che non venga adeguatamente riconosciuto il suo valore.
Che si riscontri solo una di queste problematiche oppure tutte insieme, il risultato non cambia: c’è un disallineamento.

È davvero possibile che, di fronte alla stessa situazione oggettiva, le visioni siano così dicotomiche? Tutto il bene da una parte e tutto il male dall’altra.

 

Se dovessimo dare dei primi suggerimenti, senza entrare nei singoli casi, sarebbero sicuramente i seguenti:

  • Autocritica: prima di analizzare cosa non funziona, hai rivolto a te stesso un’autocritica oggettiva? Siamo pronti a individuare nell’altro le cause di una collaborazione non positiva o dell’assenza di risultati, ma non sempre gli errori sono da ricercarsi in fonti esterne.
  • Confronto diretto: hai avuto un dialogo costruttivo con la persona coinvolta? Spesso ognuno si fa le sue idee sulla base di elementi raccolti di persona o riferiti, mescolando impressioni a dati oggettivi, cose di pancia e cose di testa.

 

Sappiamo che è difficile dire fuori dai denti che non è si è soddisfatti  e non ci si improvvisa nell’arte di comunicare in modo franco e rispettoso il proprio punto di vista.
Certo che anche per il manager è difficile esporre le proprie perplessità su come viene gestito il business, o quel particolare mercato, o quello specifico cliente. È più facile criticare e “sfogarsi ” con terze parti non coinvolte e non in grado nè di verificare nè di intervenire. A nostro avviso serve un costante lavoro di allineamento, fatto nel rispetto dell’altro, in assenza di giudizio e basandosi solo sui fatti e sulle eventuali emozioni che quei fatti ci provocano.
Se le persone in azienda imparassero a confrontarsi e a comunicare in modo corretto, o almeno ad essere consapevoli del problema e iniziare ad affrontarlo, si eviterebbero molte frustrazioni e incomprensioni.

Vi garantiamo che quando si passa dal giudizio alla critica costruttiva la risposta di chi ci sta di fronte cambia in modo totale e positivo. Provateci!

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